DIEGO MORGA

Qui passano i venti

  1. Da Qui Passano i Venti
  2. Un Ricordo di Te
  3. Il Canto
  4. A Ludovico
  5. Di Danze e di Castelli
  6. Poi Ti Dirò
  7. Salto a Sud*
  8. Obsesso
  9. Piove
  10. Mentre Ti Guardo
  11. Voci
  12. Sulla Via del Ritorno

 

Musiche di Diego Morga

Diego Morga – pianoforte, musiche, arrangiamenti, produzione

Artisti ospiti:

Sergio Rubinivoce recitante (tr. 3)

Ferruccio Spinetti –contrabbasso (tr. 7)

Emanuela Lioyviolino (tr. 3, 5, 10)

Roberto Ottavianosax soprano (tr. 3)

Pippo D’Ambrosiopercussione (tr. 3)

Graziana Aceto – violino (tr. 3)

Giuseppe Piccininni – viola (tr. 3)

Emanuele Manzo – violoncello (tr. 3)

Registrato da Gennaro Mele presso il “Pentagramma” studio di Bari fra gennaio e aprile 2007

*Salto a Sud registrato da Angelo Pantaleo presso “Tom Tom mobile studio” a marzo 2005

Mix e mastering a cura di Gennaro Mele presso il “Pentagramma” studio di Bari

Cover foto a cura di Pedro

” Diego Morga sfugge alle facili classificazioni. Ama il jazz ma non lo suona praticamente più; frequenta personaggi eccentrici come il cantautore Angelo Ruggiero, scrive per la danza e il teatro, coltiva l’arte dell’improvvisazione ma ammira alcuni compositori post-minimalisti (da Nyman a Win Mertens). Insomma, un musicista che va ascoltato senza pregiudizi. “Da qui passano i venti” è un lavoro maturo: le dodici tracce che lo compongono, tutte composizioni originali e tutte molto “scritte”, sono altrettanti temi per film immaginari, ambienti sonori che rimandano all’idea della musique d’ameublement ma non se ne fanno intrappolare. Il pianoforte è il centro di tutto, ma non mancano qui e là i contributi di altre voci strumentali: il contrabbasso di Ferruccio Spinetti, il violino di Emanuela Lioy. In “Il Canto” la scena si popola inaspettatamente: ecco la voce recitante di Sergio Rubini, che declama versi d’amore perduto di Neruda, il sax soprano di Roberto Ottaviano che si produce in un solo estremamente lirico, e ancora le percussioni di Pippo Ark D’Ambrosio e un quartetto d’archi al completo. Poi c’è un brano di solo piano, “A Ludovico”, che fa pensare (correttamente) a Einaudi. Ma non si tratta di un plagio o di una ruffianata; piuttosto, una lettera aperta dagli intenti sottilmente polemici. La musica non parla. Ma a volte è più eloquente di molte parole. ”

Bari, 10 ottobre 2007. Fabrizio Versienti

Dodicilune – 2007
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